MAGA-RI LA PROSSIMA VOLTA
di Antonio Chizzoniti
Donald Trump è il nuovo presidente eletto degli Stati Uniti d’America
Ci si aspettava un testa a testa serrato in tutti i 7 Swing State, si paventava addirittura la possibilità che Trump non accettando un eventuale sconfitta mobilitasse milizie armate con il fine di sovvertire l’ordine costituito e invece… e invece il Tycoon ottiene un consenso trasversale in tutti gli stati in bilico.
Già dalle prime ore della notte, ora italiana, il trend appare chiaro, la Georgia inizia a tingersi di rosso così come la Carolina del Nord mentre la Pennsylvania inizia lo spoglio dalle grandi città nelle quali la Harris è in vantaggio.
Tuttavia, più si va avanti nello spoglio più si delinea uno scenario che ha dell’incredibile, Trump è avanti non solo in Pennsylvania ma anche in quasi tutti gli altri stati dei grandi laghi, il c.d. blue Wall comincia a cadere mattoncino dopo mattoncino evidenziando che la Rust Belt ha scelto l’economia reale e non la demagogia democratica.
La grande mobilitazione “gender” auspicata dai dem non c’è stata, che poi invitare le donne a votare un candidato solo perché donna appare quasi come un insulto mascherato, non siete in grado di decidere sui programmi fate una scelta di “genere”, che gran contradizione per chi lotta per i pronomi neutri. Le donne americane hanno risposto, siano esse dirigenti di azienda, cameriere o casalinghe e lo hanno fatto sui temi!
Anche questa volta all’inizio della campagna c’è chi derideva Trump per essersi presentato davanti ai giornalisti con una busta della spesa al fine di sottolineare l’inflazione galoppante e il conseguente aumento del costo delle materie prime, proprio li Donald ha iniziato a costruire la propria vittoria.
Il fenomeno Kamala Harris appare oggi per quello che probabilmente è stato realmente, l’ennesima ebrezza di potere di un deep state democratico a guida Obama (si spera al tramonto) che ha pensato di poter malamente scaricare in corsa il proprio candidato (ad oggi ancora Presidente) e sostituirlo con la perfetta incarnazione dell’ipocrisia mainstream, chissà che risate il vecchio Joe.
Primarie a parte, la minestra Kamala si è dimostrata oltre che riscaldata anche abbastanza insipida non prendendo posizione praticamente su nulla tranne che su quanto fosse sbagliato Trumpismo.
Eppure di dossier la sua amministrazione ne ha visti nascere molti Ucraina e Medio Oriente su tutti, come distaccarsene senza ammettere di aver fallito? la risposta è stata l’ambiguità.
Mentre Trump parlava del prezzo delle uova, di inflazione, disoccupazione, povertà, mercati, di porre fine alle guerre la Harris racimolava gli endorsement di svariate Star di Hollywood. La domanda che sorge spontanea è “che ne possono sapere loro di quale scelta è più giusta per un operaio della Rust Belt?”.
La classe media, oggi tendente al povero, dimenticata dal partito democratico, divenuto rappresentazione delle élite radical delle grandi città, ha scelto il suo presidente e lo ha fatto in maniera decisa e pacifica consegnando a the Donald non solo i grandi elettori ma anche il voto popolare.
A prescindere dalle strategie politiche ciò che ci lascia questa elezione è la sensazione che un sistema elettorale anziano e forse un po’ farraginoso è risultato ancora uno dei migliori al mondo impartendo una lezione di democrazia che si spera soffi come un vento di libertà fino alla stanca, burocratica e morente Europa. Volevano una Civil War ed hanno ottenuto un “Civil vote”.