giovedì, Novembre 21, 2024
Società

Il “Grande Bazar” delle sostanze stupefacenti

di Adele Brogno

Le sostanze stupefacenti sono sostanze psicotrope in quanto esercitano la loro azione sulla psiche, deteriorando l’insieme degli organi e delle strutture costituenti il sistema nervoso.

In numero rilevante, sono difatti gli studi scientifici che testimoniano come l’uso di droghe, con l’andar del tempo, possa sfociare in dipendenza e assuefazione.

Fra le diverse tipologie di sostanze stupefacenti che rinveniamo oggi sul mercato troviamo la cocaina, l’eroina, l’hashish e la marijuana, poi fiancheggiate da droghe sintetiche: le Nuove Sostanze Psicoattive (LSD, ecstasy, cannabinoidi sintetici, ketamina, tramadolo, fentanil, amfetamine, metamfetamine). Semplici da produrre e dislocare, le droghe del nuovo millennio fioriscono all’interno di laboratori clandestini – miscelate con sostanze chimiche -, spesso impiegate dalle stesse industrie farmaceutiche; conseguenza, questa, che rende sempre più arduo catalogarle e proibirle data la loro molteplicità e diversità.

A tale proposito, preme menzionare fra le sostanze psicoattive, anche quelle oggi conosciute sotto il nome di “rape drugs” (“droghe dello stupro”) nelle quali rientrano, ad esempio, il GHB, il GBL, il BD, l’MDMA, il Flunitrazepam l’alcol, così come dimostrano i diversi studi anglosassoni e statunitensi.

A distinguere, pertanto, le nuove sostanze psicoattive da quelle psicotrope è che mentre le prime sollecitano i consumatori a farne un uso sempre più eccessivo, le seconde, diversamente, generano negli stessi una “dipendenza unidirezionale” (solo cocaina, solo eroina, ecc.).

Con il fluire degli anni, il mercato delle droghe – che siano esse psicotrope o psicoattive- è così divenuto un vero e proprio business di traffici illegali: il cosiddetto narcotraffico, una sorta di compravendita illegale di sostanze stupefacenti, ad opera della criminalità organizzata, presente in Italia come all’estero.

Quali le conseguenze?

Da un punto di vista politico-economico:

  • servendosi di flussi finanziari provenienti da attività illecite, le economie più instabili abbandonano l’idea di cogliere alternative di sviluppo solide e legali;
  • affiorano “sodalizi delinquenziali autoctoni” che agevolano il diffondersi delle droghe sui mercati locali;
  • il reimpiego dei “narcoproventi” contamina i “circuiti finanziari legali”;

Da un punto di vista sociale, invece:

  • l’uso sempre più esorbitante di droghe cagiona morti per overdose e delle persone tossicodipendenti;
  • il “sovraffollamento carcerario” è anch’esso causato dalla presenza, piuttosto numerosa, di detenuti accusati di aver commesso reati in materia di stupefacenti.

Artefici di siffatte conseguenze sono le organizzazioni criminali, prime fra tutte, le associazioni mafiose nazionali: ‘Ndrangheta, Camorra, Cosa Nostra e Criminalità Organizzata Pugliese seguite,

dalla presenza nel territorio italiano, da reti di matrice albanese, nigeriana, nordafricana, turca ecc.

Partendo dalla ‘Ndrangheta è da sempre accreditata come l’organizzazione mafiosa più espansiva non solo a livello nazionale ma anche internazionale, specialmente nel traffico della cocaina proveniente dal Sud America, divenendo così uno dei principali “player” nel traffico di stupefacenti.

In particolare, fungono da perno, le cosche ionico-reggine, le quali per mezzo di intermediari (i cosiddetti “broker”), “che coltivano rapporti di collaborazione con i cartelli produttori e con gli emissari di questi ultimi in Europa, possono contare sui migliori canali di rifornimento”.

Da quanto emerso dalla Relazione Annuale 2022 della DCSA (Direzione Centrale per i Servizi Antidroga), effettivamente:

“i maggiori sequestri di cocaina, registrati negli scorsi anni nei porti di Genova e Livorno, oltre che in quello di Gioia Tauro (RC), indicano che le organizzazioni criminali, dopo aver ritenuto per anni il porto calabrese la porta preferita per l’ingresso della cocaina dal Sud America, hanno interessato, negli ultimi tempi, anche altri scali portuali del Mediterraneo, nell’ottica di diminuire il rischio di sequestro, e favorire, in alcuni casi, gli interessi delle cosche locali”.

A modellare, di seguito l’entourage dei sistemi mafiosi nazionali è Cosa Nostra, organizzazione orizzontale, non unitaria od omogenea come si presenta invece la ‘Ndrangheta calabrese, ma ciò nonostante estremamente dinamica nei traffici internazionali di droga – complici anche i rapporti con i produttori sudamericani e nordafricani -. Essa svolge funzione-attività di intermediario in particolare nella penisola iberica e, seppure in sottordine rispetto alle altre organizzazioni mafiose italiane, Cosa Nostra, si serve ancora oggi di “canali di rifornimento” come appunto la ‘Ndrangheta e la Camorra.

In particolare quest’ultima è tra le organizzazioni più efficienti nel traffico di hashish e di cocaina, che approdano in Italia per mezzo di intermediari operanti in Spagna, nei Paesi del Sud America, in Africa e nella penisola arabica.

In ultimo, a completare la cerchia delle organizzazioni mafiose nazionali è la Criminalità Organizzata Pugliese; caratterizzata da una struttura disomogenea, è anche quest’ultima dedita ai traffici di droga, in particolare cannabis ed eroina provenienti dall’Est, dati gli intrallazzi con i sodalizi albanesi, approvvigionandosi di cocaina anche dalla Camorra e dalla ‘Ndrangheta.

Da quanto è emerso fino a questo momento, si evince come nel nostro territorio siano presenti anche delle organizzazioni criminali straniere, come quelle albanesi, nigeriane, nordafricane, turche ecc.

Principalmente in Italia, sono ben ventisette le reti di matrice etnica che cooperano con le mafie tradizionali, soprattutto quelle albanesi, le quali, da quanto è emerso dalla DIA (Direzione Investigativa Antimafia), sulla base della Relazione semestrale 2020, le organizzazioni albanesi:

“sono in grado di movimentare ingenti quantità di cocaina ed eroina attraverso Paesi europei, specie nei Paesi Bassi, ponendosi spesso in affari, nella veste di affidabili intermediari, con la mafia calabrese, campana e siciliana o con altre matrici.

Sempre crescente è, infatti, il coinvolgimento di consorterie albanesi anche nel traffico dello

stupefacente, in particolare cocaina, che giunge nei porti olandesi e belgi, utilizzati dalle

organizzazioni criminali per l’introduzione e la successiva distribuzione in tutto il continente”.

A tale riguardo, alleata della mafia albanese è quella nigeriana, che traendo profitto dalla sua posizione geografica (Golfo di Guinea) – dove perviene cocaina centro-sudamericana ed eroina afghana -, opera nel commercio della droga, riutilizzando qualsiasi genere di entrata o di reddito ricavato dalla tratta di esseri umani – le cui rotte vengono adoperate per distribuire la droga nei mercati di consumo per mezzo dei cosiddetti “corrieri ovulatori”-.

La mafia nigeriana, caratterizzata da una struttura orizzontale, si discosta così dalle altre organizzazioni criminali per l’alone di mistero che la circonda come pure per la sua veste magico-religiosa. I seguaci sono scelti tra i componenti della famiglia, i membri della stessa tribù, i concittadini e tra i non nigeriani; a questi ultimi, è solito assegnare ruoli marginali, come il trasporto della droga.

Anche tra le organizzazioni nordafricane il territorio nazionale è divenuto luogo di transito di traffici illeciti. Infatti, al pari delle altre organizzazioni criminali, finanche quelle nordafricane, sono addette ormai alla gestione del narcotraffico, sorrette addirittura dalla presenza di volti femminili.

Ennesima se pur non l’ultima organizzazione criminale presente sul nostro territorio è quella turca, che riveste un ruolo fondamentale nel traffico di eroina e derivati dell’oppio.

Considerata però la sua struttura, oserei dire “satellitare”, il modus operandi risulta ancora oggi difficile da rintracciare in Italia, nonostante il traffico di stupefacenti pare essere individuato soprattutto nell’area del nord-est.

Ad accomunare, pertanto, queste forme di azioni criminose coinvolte nel narcotraffico, è specialmente l’occultamento delle sostanze stupefacenti, che avviene in particolare tramite l’utilizzo di metodi come il “drop-off “ossia il trasporto della droga dalle “navi madri” in mare aperto o nelle aree di scalo, nascoste in valigette o in container mediante la tecnica del “rip-off”, che consiste nel nascondere la droga a seguito dei controlli alla dogana.

È in questi luoghi di scarico che alcune organizzazioni criminali di diversa nazionalità, procurano ai narcos, dietro compenso, “servizi di recupero dei carichi” e di “trasferimento all’estero dei narcoproventi”. Tutto questo incrementato attraverso l’impiego di mezzi in grado di veicolare informazioni, come i BlackBerry PIN e sistemi telematici capaci di depistare l’attività di investigazione.

In detto contesto, sussistono, perciò, tutte le condizioni affinché possa essere maggiormente ampliato il mercato di droga on-line, finendo per coinvolgere addirittura persone di giovane età.

Ebbene dunque ampliare l’intervento delle Forze di Polizia, anzitutto attraverso il controllo di Internet, essendo tale pratica ormai divenuta fenomeno sociale e politico – “una delle sfere d’azione più attrattive per le organizzazioni criminali grazie soprattutto ad una domanda sempre crescente, correlata ad un bacino di consumatori molto elevato -“.

 

 

 

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