giovedì, Novembre 21, 2024
Società

Ugo Spirito filosofo della scienza e sostenitore della inopportunità dei partiti

Analisi di Ada Giorno

Ugo Spirito nasce ad Arezzo, il 9 settembre 1896, da Prospero, ingegnere e da Rosa Leone.
Nel 1918 si laureò in giurisprudenza con una tesi su I doveri inerenti al diritto di patria potestà.
Nel 1920 si laureò anche in filosofia con una tesi su Il pragmatismo nella filosofia contemporanea.
Morì a Roma il 28 aprile del 1979.
Tra le sue opere ricordiamo: La vita come ricerca; La vita come amore; Dall’attualismo al
problematicismo; Il problematicismo; Scienza e filosofia; Cristianesimo e comunismo; Critica della
democrazia; Dal mito alla scienza; Storia della mia ricerca; Memorie di un incosciente , Significato
del nostro tempo,Inizio di una nuova epoca.
Le origini della filosofia del nostro sono legate al pensiero positivista, ma all’indomani del primo
conflitto mondiale dovette accorgersi che il positivismo era in crisi e che bisognava andare oltre
le aporie della metafisica del fatto.
Nacque così il suo interesse per la filosofia di Gentile che si basava sui principi dell’idealismo
attuale.
L’attualismo attraverso il soggettivismo assoluto presupponeva un conoscersi inteso come
autosapersi.
La filosofia dell’attualismo superava l’espressione del concetto del reale ma si affermava come
filosofia che realizzava la identificazione di realtà ed autocoscienza , di filosofia e vita.
Purtroppo però anche l’attualismo, che rimaneva pur sempre l’esito più saldo del pensiero
occidentale, era secondo Spirito contraddittorio.
A dire del nostro, la ferrea legge del divenire, da cui lo spirito detiene una struttura , un metodo, è
in contraddizione con il motivo antintellettualistico della imprevedibilità del futuro.
Nacque così il problematicismo che, si propone come superamento dell’intera storia del pensiero
umano, da sempre dilaniata dal problema dell’antinomia.
Ma attraverso il dispiegarsi di tre fasi successive egli giunse alla conclusione che la forma mentis
rappresentata dalla certezza dell’autocoscienza, come dominio di se stessi e controllo del proprio
pensiero e della propria azione, che per millenni si è venuta determinando nella storia della civiltà,
ha finito con l’essere espressione vistosa di dogmatismo e aporeticità.
Nella certezza dell’autocoscienza andava ricercata la causa della crisi che aveva investito tutti i
livelli del vivere sociale. Dal senso dell’ignoto , dal non so, nascerà quindi una nuova metafisica che
si rivela nel seno dell’immanenza stessa.
In quest’ottica il conoscere e il fare diventano l’espressione della natura. Di una natura che uomo
compreso è sistema razionale. Questa teoria della dialettica tutto-parte, del pluralismo dei centri
troverà solo nella scienza il positivo alleato. Grazie ad essa il soggetto diventa oggetto e al conosci
te stesso si sostituisce il conosciamoci.
Pertanto la scienza di contro alla filosofia che, con le presunte definizioni del tutto divide gli
uomini, unifica si impone ottiene il consenso.
L’effettiva verità di questa nova metafisica è nell’ipotesi della positività e centralità di ogni cosa,
diogni punto dell’universo.
Questa ipotesi segna dunque il passaggio dal problematicismo all’Onnicentrismo, prospettato
La vita viene identificata con la parola mentre tacere è il silenzio della morte.
L’onnicentrismo riconosce il valore della concezione contraria e rimane nell’ambito del
problematicismo come apertura infinità. In tal modo si da valore ad una morale implicita nella
scienza che coincide con la rivalutazione e positività di tutto : principio dell’amore che ci mette
all’unisono con tutti.
La scienza riesce così, a conquistare il senso della sua dignità, svincolandosi dall’asservimento auna
filosofia estrinseca e ritrovando la filosofia dentro di sé. In fondo i riflessi pratici, politici e sociali di
una metafisica e di una morale della scienza, rappresentano il superamento dei problemi
della libertà, della tolleranza , della personalità, che in una vita collettiva devono essere
considerati anacronistici. La tolleranza si deve vivere di fatto nella unità della fede politica, nel
lavoro comune, nell’amore.
Nulla è più affidato all’arbitrio del singolo e protagonista della storia non è più l’individuo ma
lacollettività.

Il partito politico va eliminato e va sostituito dalla funzione di ognuno nella società, dal posto che
occupa secondo le sue competenze scientifiche e tecniche e il lavoro che svolge.
La libertà vera si avrà dall’unificarsi delle fedi per opera della scienza.
La scienza si prospetta allora un ideale di vita comunistico che non è propriamente quello del
marxismo che da quest’ultimo è addirittura considerato un anticomunista da cui il comunismo vero
si deve liberare.

Per concludere possiamo dire che Spirito ha interpretato la storia del nostro secolo come il tempo
della grande rivoluzione che invano lo stesso ha cercato nel fascismo, nel comunismo e infine nella
rivoluzione scientifico_tecnica.

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