sabato, Novembre 23, 2024
Società

L’intelligenza artificiale e le azioni consapevoli dell’uomo

di Ada Giorno

In generale la classificazione delle macchine, porta avanti i presupposti di un
pensiero occidentale che, nel connubio scienza- tecnica, vede la
manifestazione di un processo destinato a garantire le condizioni di
miglioramento di vita dell’uomo singolo e dell’intera umanità.
Di fatto però, le quattro rivoluzioni industriali e quindi nello specifico
l’intelligenza artificiale, presuppongono l’estraneazione dell’uomo da sé e dall’
ordine del mondo.
Ad oggi l’intelligenza artificiale ha l’ambizione di attribuire alla macchina la
capacità di risolvere i problemi in maniera efficace e con un potenziale di
intelligenza paragonata a quella umana.
Alla base di questa competenza troviamo la facoltà calcolatrice del pensiero
computazionale che Hobbes aveva attribuito alla ragione umana e il calcolo
binario di Leibniz che è sintetizzato nella realizzazione di un medaglione.
Lui stesso, però, osservò che i cinesi lo avessero già anticipato nella scoperta
basandosi su due soli simboli, Yin e Yang.
Gli ambiti di applicazione ad oggi sono differenti e spendibili nei più svariati
settori, tant’è che l’intelligenza artificiale ha il carattere della interdisciplinarità e
si differenzia anche nella applicazione del metodo.
I transistor, con i loro interruttori di accensione e spegnimento compiono un
ragionamento logico formale
Il Machine Learning , invece, è ancora più intelligente, in tal caso l’algoritmo, non
solo realizza una serie di operazioni che dal calcolo portano alla risoluzione di un
problema, ma ne crea addirittura di nuovi. Nel caso specifico il sistema della
probabilità e della statistica ha un’applicazione riconducibile all’addestramento e
alle predizioni.
Lo studio del comportamento neurale che è alla base della conoscenza
concettuale e dei ricordi porta, infine, alla realizzazione del Deep Learning che si
articola come rete neurale artificiale in grado di imparare attraverso il sistema
della retropropagazione.
Ora, ragionando sulla logica finalistica dell’interazione scienza- tecnica e quindi
sulla promessa del miglioramento delle condizioni di vita dell’uomo.
Arriviamo alla conclusione che la risoluzione del problema realizzata dalla
macchina non è necessariamente quella più giusta per l’uomo, sia nella
discussione di identità costruite e realizzate con sacrifici che nella istituzione di
sistemi che non hanno prodotto risultati spendibili in termini di miglioramento
delle tragedie che affliggono l’umanità.
Infatti, la fame nel mondo, è stata affrontata in termini di ricerca avviata
dall’ONU e doveva essere funzionale per debellare quest’ultima.
Gli ibridi, di fatto avrebbero dovuto risolvere questo problema e, invece, hanno
solo maggiormente impoverito i piccoli produttori che, in tal caso, sono obbligati
ad acquistare questi semi a prezzi molto elevati.
Gli ibridi e gli Ogm, di fatto avrebbero dovuto risolvere questo problema e,
invece, hanno solo maggiormente impoverito i piccoli produttori che, in tal caso,
sono obbligati ad acquistare questi semi a prezzi molto elevati e aumentando
maggiormente il divario tra ricchi e poveri e soprattutto assoggettando ancora
una volta i paesi più fragili economicamente.
Allora forse dovremmo pensare anche al fatto che, la crisi ecologica, come dice
Papa Francesco, è la conseguenza drammatica dell’attività incontrollata di un
essere umano che, nella ricerca della sua onnipotenza, ha perso la misura di tutte
le cose e soprattutto del ruolo che ha nel processo di creazione.
Il problema, quindi, rimane sempre quello della condotta o anche azione umana
che non può essere delegata ad altri, dice Kant, tanto meno ad una macchina
senza responsabilità diremmo noi o ancora priva di intenzionalità secondo
Evandro Agazzi.
Il problema, quindi, rimane sempre quello della condotta o anche azione umana
che non può essere delegata ad altri, dice Kant, tanto meno ad una macchina
senza responsabilità diremmo noi o ancora priva di intenzionalità secondo
Evandro Agazzi.
Del ruolo dell’intenzionalità, in una riflessione sulla pandemia, parla anche
Maurizio Ferraris che, nel paragonare un personaggio di un racconto di Kafka,
Odradek al web e al coronavirus, sostiene il valore delle intenzioni che
rappresentano una tendenza esclusiva di chi è vivo.
Quest’ultimo a sostegno del valore delle intenzioni dice che il web, coronavirus e
anche il capitale sono puro animismo privo di di intenzioni che buone o cattive
appartengono all’uomo. Ferraris a proposito del web sostiene che prende la
nostra vita alla stregua del coronavirus ma per fortuna, a differenza di
quest’ultimo, che potrebbe non restituirmela, si limita a registrarla dice Ferraris.
Odradek, che per vivere ha bisogno dell’ospitalità di un mortale, ci ricorda
che la natura è destinata a trasformarsi a prescindere e al di sopra dei nostri
drammi esistenziali che non possono essere risolti con l’animismo e quindi
assegnando ad altri la responsabilità deontologica della nostra vita.
L’uomo, escluso dalle informazioni riprodotte con i banalissimi codici a barre,
può aspirare al miglioramento della sua condizione esistenziale prestando
fede alla genialità degli uomini o ancor peggio al calcolo delle macchine che ci
disorientano e dispongono verso l’allontanamento del nostro principale
obiettivo che deve coincidere con la realizzazione del migliore dei mondi
possibili di Leibniz in cui è collocato l’Io come creatura di un mondo creato.
L’uomo, dice ancora, Evandro Agazzi non ha più il tempo per riflettere, non ha più
la disponibilità interiore e in tal caso, alla perdita dell’identità subentra il tempo
urgente che prevale sull’importante. Nel sistema mondo attuale, la scienza e la
tecnica ci danno la possibilità di interagire nell’immediatezza a scapito dai valori
e dalla responsabilità delle azioni.
In siffatto sistema, le coscienze perdono la loro natura che è riconducibile alla
libertà di fare delle scelte.
Papa Francesco, nell’Enciclica Laudato sì, ha centrato perfettamente la questione
lì dove sostiene l’amore per il Creato, identificandone anche un punto di partenza
riconducibile alla necessità di ricominciare dalla questione ecologica.
L’uomo della macchina, dà vita a un vortice senza sosta che di fatto annulla il
tempo di interrogarsi sul perché e sul ruolo che abbiamo nel Creato. Ed ecco che
in nostro aiuto arriva l’intuizione di papa Francesco che identifica la via della
rinascita con una presa di coscienza del dramma ecologico in cui versa l’intera
umanità e che distogliendoci dal sonno profondo in cui versiamo ci costringe a
pensare al ruolo che le creature hanno in questo mondo, un ruolo che, l’uomo
come appercezione, direbbe Leibniz, deve necessariamente esercitare.
.
L’esperienza, come ambito di conoscenza empirica, ci ha dimostrato che l’essere
umano non è cresciuto. E allora dovremmo cominciare a riflettere sul fatto che
l’uomo cresce quando si sviluppa nello spirito, quando accetta il suo ruolo nel
mondo. Un ruolo che non è di superiorità ma di responsabilità.
A tal punto, la relazione interpersonale, potrebbe diventare il punto di partenza
di una reditio che presuppone la realizzazione dell’implicita conoscenza di Dio in
ogni cosa. La fede in tal caso può rappresentare la trascendenza di un’anima che
colloca l’uomo nell’immagine di Dio e della Trinità, l’intenzionalità allora ci rende
protagonisti dando il nome a tutte le creature della terra
La filosofia non ci consente di attingere a quella verità che può saziare l’uomo.
La visione compiuta del mondo non può derivare dal metodo rigoroso, la
metafisica è la comprensione di tutta la realtà anche di quella rivelata è questo
l’incontro di filosofia e teologia di cui parla Edith Stein.
La fede è riconducibile a una verità rilevata che ci illumina su ciò che dobbiamo
fare.
Lo sforzo naturale di conoscenza promosso dalla filosofia è completato dalla
costituzione umana che si realizza con la fede.
A fondamento della pedagogia ci deve essere l’antropologia, filosofia e teologia
si completano nella diversità.
Le considerazioni puramente metodologiche non bastano, mancano verità e
quindi contenuti che danno senso alla vita e soprattutto aiutano a vivere.
Edith Stein, sostiene che la verità si raggiunge attraverso la ragione naturale e
soprannaturale insieme.
Una comprensione naturale del mondo e quindi una metafisica che esclude la
fede non è la realizzazione della verità ma di odio, separazione ostilità,
intolleranza e violenza.
La filosofia versa in una condizione di dipendenza formale e materiale dalla fede
e con Stein il pensiero di Husserl e Tommaso si completano: l’uno infatti,
riconosce nella ragione naturale umana la realizzazione dell’assoluto che cerca a
partire dall’immanenza della coscienza e l’altro che partendo dalla fede in cui
riconosce la presenza di una ragione naturale e soprannaturale fa riferimento al
logos che agisce in tutto ciò che esiste e che la nostra conoscenza
progressivamente scopre.
La fede di cui parla quest’ultima, non è dunque sentimento o qualcosa di
irrazionale, ma si realizza, attraverso lo spirito creato, come verità piena a
prescindere dalla faticosa conquista umana.
Questo bisogno di verità può essere, dunque, appagato dalla fede, perché la
verità coincide con la conoscenza divina.
La visione beatifica è lo stato più perfetto accessibile ad uno spirito creato.
Su questa terra il massimo livello si realizza con la visione mistica contraddistinta
da verità che ci devono sostenere nella vita, pertanto senza la fede si rischia di
andare contro la ragione.
E allora oggi più che mai, è necessario ricordare l’analisi del mondo che fa
Gioacchino Da Fiore, come profeta di uno spirito santo che coincide con la
ragione che respinge il mondo come male che si manifesta come mancanza di
rispetto e riscopre il ruolo di una trasformazione del male in bene.
La difficile esposizione di questa originalissima visione, porterà poi
Gioacchino, a elaborare una esposizione attraverso immagini e
simboli in grado di spingere l’immaginazione della mente in direzioni
non accessibili a mere descrizioni concettuali.
Utilizzando il metodo di esegesi usato dai rabbini, il “midrash”, impiega i
simboli come “mezzi” che gli consentono di manifestare i misteri insiti nella
Trinità e nella storia, rapportati però sempre al testo detentore di tutta la
verità: la Bibbia. Arriva poi a sostenere una concezione ciclica della storia che
si articola a immagine del suo creatore
Questo modo simbolico di pensare gli consentirà quindi di abbandonare le
modalità logiche del ragionamento scolastico e di sviluppare al contrario una
modalità simbolica di espressione.Timore, fede e carità rappresentano i tre stadi
che coincidono con il periodo degli schiavi, il secondo è quello dei figli e il terzo è
quello degli amici. Il primo è il tempo dei vecchi, il secondo dei giovani, e il terzo
quello dei fanciulli.
Il primo e quello in cui siamo vissuti sotto la legge, il secondo e’ quello in cui
viviamo sotto la grazia e il terzo, il cui l’avvento è prossimo, è quello in cui
vivremo in uno stato di grazia più perfetta.
Timore, fede e carità rappresentano i tre stadi che coincidono con il periodo
degli schiavi, il secondo è quello dei figli e il terzo è quello degli amici.
Il primo è il tempo dei vecchi, il secondo è il tempo dei giovani, il terzo è quello
dei fanciulli.
S. Agostino, invece, vede l ’uomo corrotto in conseguenza del peccato originale,
convinto che la felicità non appartiene al corpo ma all’anima.
La pace, dunque, è possibile solo dopo la morte in una visione Cristocentrica che
vede la storia come una parabola che termina con la seconda venuta del Cristo e
con la Fine dei Tempi.
Gioacchino, opponendosi al pessimismo di S. Agostino , predice, al contrario ,
l ’avvento di una Terza Età di pace, concordia, libertà e giustizia sulla Terra.

Quello di quest’ultimo è dunque, un invito a rispondere come credenti alle scelte
da fare, non in funzione di un’appartenenza a chicchessia, ad una figura, ad una
immagine televisiva, ad una idea di uomo che dispone e ci conquista
ma in funzione del Bene comune, nel rispetto delle persone umane, negri,
mussulmani, rom, italiani, europei, americani, russi che siano, ricordando con lo
Spirito Santo ciò che ha detto la Parola Vivente, Il Figlio e ha indicato a Mosè il
Padre.

Gioacchino da Fiore, Concordia, Liber Figurarum.
Henri De Lubac, La posterità di Gioacchino da Fiore, Jack Book
Marco Paolonelli, Note sulla Filosofia cristiana di Edith Stein, Teresianum 50
(1999/1-2), Brescia
Maurizio Ferraris, Odradek Riflessioni al tempo del coronavirus, Pearson 2020

Enciclica, Laudato sì, Papa Francesco

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Krysopea Institute